Esce un disco su Listz Il pianista è Marangoni

Il musicista mortarese Alessandro Marangoni ha aggiunto una nuova opera alle sue esecuzioni che sono già prestigiose, basti solo pensare alla riscoperta dei “Peches de Vieillesse” di Giachino Rossini che l’hanno reso famoso in tutto il mondo. L’ultima esecuzione cade in questo periodo di quaresimale ed è un ‘opera sacra di Franz Liszt, La “Via Crucis” incisa su CD, presente da lunedì scorso 1° marzo in allegato alla prestigiosa rivista musicale “Classic Voice” che si potrà trovare in edicola. «Sono molto soddisfatto di avere studiato ed interpretato questa opera – afferma Alessandro Marangoni – perchè suggerisce i valori profondi, elevati e spesse  volte sconosciuti delle musica sacra. È stato molto interessante eseguirla ed inciderla con il coro dell’Almo Collegio Borromeo. Per loro è stato il debutto discografico. Hanno scelto la Via Crucis di Franz Liszt che è uno dei capolavori della musica sacra dell’Ottocento». Sono stati diretti da Marco Berrini, loro maestro sin dagli esordi nel 2017 e tra i più importanti direttori di coro a livello internazionale. Il calibro di Alessandro Marangoni come concertista e solista è ormai a livello indiscusso. Alessandro è un mortarese doc, i suoi genitori abitano in città e lui, appena possibile, tra impegni e norme antiCovid suona l’organo Mascioni (recentemente restaurato) dell’abbazia di Santa Croce. È un ex alunno del Borromeo, e premio Abbiati della critica italiana. I coristi del Borromeo hanno affrontato il serio impegno,  riuscendo a realizzare, nella Sala degli Affreschi del Collegio, una splendida registrazione della pagina sacra. «Il lavoro di Franz Liszt che abbiamo inciso – conclude Alessandro Marangoni – è stato pubblicato dopo una gestazione di una decina d’anni (“Le 14 stazioni della Croce”) per pianoforte e coro, il lavoro del maestro ungherese appartiene a un capitolo relativamente limitato della sua imponente produzione musicale,  quello delle partiture sacre, ma possiede grande intensità drammatica, quasi teatrale nel suo taglio espressivo. È un lavoro che non ha esempi analoghi in tutta la letteratura musicale dell’Ottocento. Un mirabile compendio di teologia della croce ed esprime anche la grande fede di Liszt, una fede all’avanguardia, ecumenica, tanto che mette nella partitura anche due corali luterani».

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