Il riso cambogiano ammazza l’agricoltura

Alla Borsa merci di Mortara si riuniscono gli operatori
della zona. Ciocca denuncia: «Accordo truffa con il Vietnam»

La Commissione europea ha revocato in via temporanea le agevolazioni tariffarie Eba alle importazioni dalla Cambogia per la violazione dei diritti umani escludendo però il riso. Il mondo politico e le organizzazioni agricole di Pavia, prima provincia produttrice di riso in Europa, protestano. E il malumore è palpabile anche al mercato di Mortara, dove da sempre i risicoltori di Mortara e della Lomellina si danno appuntamento ogni venerdì mattina per commentare l’andamento del settore. In prima fila nella protesta c’è l’eurodeputato della Lega Angelo Ciocca. «Ma perché – si chiede – Bruxelles ce l’ha tanto con il nostro riso? Invece di difendere l’eccellenza del Made in Italy vuole farci invadere ancora di riso cambogiano! Ma lo fa apposta? Di recente sono stato in Cambogia, dove i bambini che lavorano in risaia vengono pagati due dollari al giorno. E senza contare il via libera definitivo all’accordo di libero scambio tra Ue e Vietnam, che comporterà l’ingresso a dazio zero di 80mila tonnellate di riso lavorato, semilavorato e aromatico: un accordo truffa, che rischia di mettere in grave difficoltà i nostri agricoltori». In sintesi, la Commissione europea ha stilato un elenco di prodotti che dovranno pagare i dazi per il loro ingresso nell’Ue: si parla, nel dettaglio, di abiti a basso valore aggiunto, zucchero, scarpe e prodotti da viaggio, ma non del riso, di cui la Cambogia è uno dei principali Paesi esportatori. Bruxelles non ha inserito il riso fra i prodotti da sottoporre a dazio perché alla varietà Indica, tipica dell’Indocina, è già applicata la clausola di salvaguardia, cioè un dazio di 175 euro la tonnellata per il 2019, 150 euro per il 2020 e 125 euro per 2021. Per Claudio Milani, direttore della zona Coldiretti di Mortara, «non è accettabile che l’Ue continui a favorire le importazioni agevolate di riso dalla Cambogia in violazione dei diritti umani: tutti i prodotti che entrano nei confini nazionali ed europei devono rispettare gli stessi criteri a tutela della dignità dei lavoratori». L’Ente nazionale risi, che in Lomellina è presente a Castello d’Agogna (Centro ricerche sul riso), ritiene questa decisione «gravemente lesiva del rispetto della risicoltura europea e della sua filiera».

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