Le due imprenditrici culturali che hanno sfidato la pandemia

Laura Fedigatti e Lia Maffi, titolari della libreria “Le mille e una pagina”

si sono imposte anche sul web in un panorama che va ben oltre Mortara

Il 2020 è stato un anno decisamente molto difficile per le attività commerciali, a maggior ragione per quelle legate al mondo della cultura, che hanno visto limitate le possibilità di eventi e incontri. Eppure a Mortara c’è una realtà che in quest’anno è cresciuta e ciò è stato possibile grazie all’energia e alla passione di due donne, che in poco più di dieci anni hanno creato un punto di riferimento culturale per il territorio: si tratta della libreria “Le Mille e una pagina” di Mortara. Abbiamo incontrato Laura Fedigatti, che insieme a Lia Maffi ha reso una piccola libreria di provincia una vera e proprio fucina di idee e di nuovi progetti. 

Quando è nata l’idea della libreria? 

«Alla fine del 2007, Lia mi disse che la libreria Mirella di Mortara avrebbe chiuso. Avere una libreria era uno dei miei sogni e quello era un momento particolare della mia vita: dovevo prendere delle decisioni sulla mia attività di fotografa sportiva e, parlando con Lia, abbiamo entrambe capito che, se volevamo davvero aprire una libreria, quello era il momento giusto. Ci trovavamo tutte e due in fasi della nostra vita in cui sentivamo la necessità di fare qualcosa di nuovo ma anche di importante e duraturo per il nostro futuro. Abbiamo aperto il 12 settembre 2008, giorno in cui si è tolto la vita David Foster Wallace, grande genio della letteratura americana e mondiale. A me piace pensare che un po’ del suo spirito si sia posato su di noi, quel giorno, e ci abbia portato fortuna». 

Il 2020, un anno molto difficile. Come lo avete affrontato?

«Il 2020 è iniziato con la nostra rassegna letteraria, Libri in Risaia, a febbraio, con ospiti illustri e un buon successo. Poi è arrivato il Covid. Quando abbiamo chiuso la libreria, quel giovedì 12 marzo, ho temuto che non avremmo più riaperto. Una volta a casa, però, mi sono detta che avrei dovuto fare qualcosa per far sentire ai nostri clienti che c’eravamo, che la libreria poteva andare avanti anche in lockdown. La tecnologia è stata un grande aiuto, anzi ci ha letteralmente salvato. Ho iniziato subito a postare dei video con i miei consigli di lettura e sono stata contattata da Book Advisor, un gruppo di lettori che, su Facebook, interagisce per parlare di libri. È venuta poi la collaborazione con Rete Cultura Vigevano, sia per i video-consigli che per il “Festival delle Trasformazioni”. Abbiamo quindi iniziato a consegnare a domicilio, qui a Mortara, e subito dopo è nato Libri da Asporto, un network creato da un gruppo di editori per spedire in tutta Italia durante la chiusura di marzo e aprile. Sia la collaborazione con Book Advisor che con Libri da Asporto si è intensificata, soprattutto con le dirette con gli autori, un’alternativa alle presentazioni in libreria. Ho aperto anche un canale su YouTube, Le mille e una pagina Channel, per dare la possibilità ai tanti che non amano Facebook o Instagram, ma che non vogliono perdere l’occasione di ascoltare gli autori che parlano del loro nuovo libro. C’è stata poi l’apertura della casa editrice, un’idea che avevo da quando abbiamo aperto la libreria. Per vari motivi, avevo sempre rimandato; poi, quando abbiamo dato il via al progetto, la pandemia non ha facilitato le cose, ma alla fine ce l’abbiamo fatta: il libro di Cristina Colli, “Compleanno inglese” di Le mille e una pagina Editore ha visto la luce a maggio ed è stato un successo: quando è arrivata la copia cartacea in libreria, il 29 maggio 2020, è stata un’emozione molto forte. Ora stiamo aspettando il secondo, siamo già in fase di stampa e non vediamo l’ora di continuare anche questa nuova, esaltante attività».

Cosa ti piace di più del lavoro di libraia? 

«Il rapporto che si è creato con molti clienti, un rapporto fatto di fiducia e, a volte, anche di amicizia, di scambio culturale e umano. A questo aggiungo l’attività degli eventi, con contatti con editori e scrittori: è esaltante ed appagante, da un punto di vista sia professionale che personale, avere queste relazioni che nascono da necessità lavorative ma che si instaurano anche dal punto di vista umano».

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