«Io, medico in prima linea, vi racconto la lotta al virus»

Gianluca Castellani è un gambolese che lavora all’Humanitas. «Sono giuste le misure forti per risolvere questa grave crisi»

Gianluca
Castellani

GAMBOLÒ – Il nostro settimanale ha deciso di intervistare un medico “in prima linea” nella lotta contro il Coronavirus. Lo abbiamo fatto perchè ci sembra importante che la gente capisca cosa accade in una struttura ospedaliera che ogni giorno salva pazienti infetti (e non solo). E soprattutto perchè i cittadini non abbiamo dubbi su come ci si debba comportare. Tutti uniti, ce la possiamo fare! Il medico è un lomellino “doc”, si tratta di Gianluca Castellani, cresciuto a Gambolò, figlio di Giansiro Castellani, della conosciuta famiglia di commercianti di legumi. Ha 40 anni, si è laureato a pieni voti all’Università degli Studi di Pavia, con specializzazione a Pavia e Cambridge. Da circa 6 anni lavora in Humanitas ed è un anestesista rianimatore. Adesso abita a Lodi, ha una moglie medico e due bellissimi figli.

Com’è la sua situazione lavorativa?

Lavoro come medico anestesista rianimatore presso l’Istituto Clinico Humanitas di Rozzano. Fin dalla comparsa dei primi casi, prevedendo la diffusione dell’infezione, il nostro dipartimento, guidato dal professor Maurizio Cecconi, si è messo a disposizione, insieme a tutto l’ospedale, per accogliere pazienti infetti da Covid19. Dal punto di vista pratico, questo ha comportato la creazione di aree dedicate in Pronto Soccorso per pazienti con diagnosi ancora da confermare, di reparti a livello di assistenza normale per pazienti con confermata positività e di una terapia intensiva dedicata a pazienti Covid 19 positivi, gestita dalla nostra equipe. I casi da rianimazione sono sostanzialmente costituiti da pazienti con insufficienza respiratoria severa. Logisticamente la terapia intensiva è stata creata in uno dei blocchi delle sale operatorie, dove ovviamente è stata completamente sospesa l’attività chirurgica.

Quali sono gli stress a cui sono sottoposti i medici?

Gli stress coinvolgono tutte le figure dell’equipe: medici, infermieri, personale ausiliario. Lavorare in un’unità dedicata a infetti da Coronavirus comporta il dover indossare dispositivi che garantiscano la massima protezione possibile: tute isolanti, guanti, mascherine ad alta protezione, calzari, occhiali e visiera. Fondamentali alcune cose: non si può rimuovere nessun presidio quando si è “dentro”, c’è una modalità di vestizione ben definita, quando si esce ci si deve far aiutare per rimuovere i presidi e eliminarli in contenitori appositi. Abbiamo concordato di svolgere turni di 6 ore, perchè una durata maggiore ci sembra difficilmente sostenibile. Ovviamente anche la preoccupazione per l’andamento generale è una fonte di stress. È immaginabile una progressione della patologia per cui potrà essere difficile garantire un posto in terapia intensiva a tutti i pazienti per cui sarebbe indicato: è questa la motivazione “centrale” della situazione di crisi che si è creata, ed è per questo che sono necessarie misure “forti”.

Come si deve comportare la gente?

Molto semplicemente seguire le indicazioni date dalle autorità: ridurre idealmente verso lo zero i contatti sociali, se si hanno sintomi respiratori indossare mascherina e avvisare il proprio medico curante e ovviamente rispettare rigorosamente la quarantena, se indicata. Segnalo, inoltre, che i Servizi Trasfusionali sono in difficoltà, pertanto questo può essere un buon momento per diventare donatore di sangue o ricordarsi di andare a donare al più presto, per chi lo è già.

Qual’è il messaggio da far capire alla popolazione?

Semplice: il personale ospedaliero sta facendo di tutto per fronteggiare la situazione, ma è fondamentale l’aiuto di tutta la comunità, che è determinato unicamente dalla somma dei comportamenti delle singole persone. Pertanto tutti devono affrontare difficoltà e scomodità personali, per il bene della comunità.

L’ingresso del pronto soccorso all’ospedale Humanitas di Rozzano. Anche qui sono attivi dei protocolli per i pazienti sospetti Covid19

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