Le cassettine erano state distribuite in alcuni bar e ora è necessario svelarne il contenuto. Un ulteriore passo per trasferire in chiesa la tomba
«Abbiamo fatto tanto, adesso dobbiamo finire il lavoro che abbiamo intrapreso». Non demorde il parrocchiano di San Pio Mario Rategni, che è stato per dieci anni il più forte sostenitore del trasferimento della tomba di Don Paolo Sampietro dal cimitero di Mortara all’interno della chiesa di San Pio. Il sacerdote morì il giorno di Natale del 2004. In tempi antecedenti alla pandemia Rategni aveva portato dei barattoli-salvadanaio in alcuni bar cittadini per consentire alla gente di fare un’offerta finalizzata al pagamento dei costi del trasferimento e alla realizzazione della tomba. Ora questi contenitori devono essere aperti, ma Rategni vuole farlo in presenza di testimoni. Paola Savini, anch’essa parrochiana e consigliere comunale, nonchè progettista del monumento funebre che sarà posto all’interno della chiesa, ha pensato di poterlo fare in municipio, con una condivisione pubblica. La data, per ora, non è stata ancora fissata. La vicenda prosegue per la caparbietà del cittadino “fedelissimo” di don Paolo. Dopo una battaglia contro la burocrazia diocesana che impediva la sepoltura di un sacerdote all’interno di una chiesa ha ottenuto la deroga dall’attuale presule, poi ha coinvolto la famiglia di don Paolo che risiede nel Novarese, la quale ha promesso di contribuire con una cifra consistente, per metà dell’opera. È arrivata la promessa del Gruppo Saviola di mille euro e altri cittadini potrebbero donare 500 euro a testa. Il progetto è stato realizzato gratis. «I soldi dovrebbero esserci – afferma Paola Savini. È giusto venuto il momento di aprire anche queste cassettine»