Ha 75 anni e risiede in città, ma ha iniziato dal 2013 un percorso irreversibile verso lo stato di Israele in cui ha già vissuto diversi mesi
Ha avuto tante vite, ognuna diversa dall’altra, non ci sono state avventure e colpi di testa, ma sempre decisioni ponderate. Questa è la storia di Anna Guazzelli, 75 anni, mortarese, che sta per decidere di trasferirsi in Israele a vivere in un Kibbutz, nel deserto del Negev. Ci è già stata e vorrebbe tornarci (bisogna vedere se potrà farlo definitivamente) perchè si è innamorata di una filosofia di vita che è anche una religione. Non è da oggi. Anna ha vissuto dieci anni a Londra dove faceva l’infermiera e poi si è ritrasferita in Italia, dove ha vissuto a Napoli due anni e poi a Firenze, stupenda città in cui ha gestito una libreria del “Centro Biblico” per ventinove anni. Alla fine, in pensione, ha pensato che la sua vita fosse tornare a Mortara dove ha dei parenti e dunque avrebbe potuto condividere un po’ di anni della sua anzianità. Frequenta assiduamente la biblioteca di Mortara e anche con questa è nato un idillio. Ma il vero innamoramento è stato l’ebraismo. «È una tappa di avvicinamento non facile che potrebbe anche arrivare in un futuro alla conversione – dice Anna – Ma sono cose delicate e personali. Quel che invece mi sento di condividere e di far conoscere è una cultura che nel mondo è sempre stata molto negletta, allontanata, disprezzata da alcuni nella storia, tanto da far nascere le guerre. Invece io credo che il modello di vita che si vive in Israele è uno dei più profondi e perfetti che si potrebbero pensare. La prima volta che sono arrivata all’aeroporto Ben Gurion ho sentito che ero arrivata a casa, che quella era la mia destinazione, mi sono sentita attratta da quel mondo e da quel popolo». Così, al ritorno in Italia, Anna Guazzelli ha cercato i rabbini a Milano e iniziato il suo percorso di avvicinamento a un nuovo modo di vivere. Del resto la rivoluzione della sua vita era già stata vissuta a Londra e poi a Firenze. Ma questa volta c’è qualcosa di più, si tratta di sentire dentro una voce nuova. Anna inizia a interessarsi della lingua ebraica e delle pubblicazioni più importanti, poi arriva la prima proposta nel 2013. Si sente dire da un rabbino: «Ho un posto dove mandarti». E inaspettatamente inizia a vivere la vita nel Kibbutzimer, di “Nashahei Sadeh”. «Un’oasi straordinaria in mezzo al deserto». Ed è lì che adesso vuole tornare: «Più sto in Israele e più mi piace – dice – ma per ora posso stare solo con dei visti temporanei». Anna potrebbe anche fare, prima o poi, un passo definitivo: «Israele è un Paese in cui si sente tutto il peso dei tremila anni di storia che ha alle spalle. In un Kibbutz la vita è gestita in forma comunitaria, il direttore percepisce lo stesso reddito di chi fa il lavoro più umile, le esigenze di chi resta senza qualcosa vengono soddisfatte. Gli stranieri vengono accolti e amati». Dalle parole di Anna Guazzelli si comprende quanto profonde siano le sue tappe di avvicinamento alla cultura ebraica.