L’ultimo volo di Carlo Zorzoli Il Barone Rosso della Lomellina

L’aviatore nato ai Casoni di Sant’Albino nel 1928 era ancora iscritto  all’Associazione Aeronautica. Famoso “comandante” sia militare che civile  

È SCOMPARSO A ROMA LO SCORSO 18 LUGLIO ALL’ETà DI 92 ANNI

Era nato ai Casoni di Sant’Albino il 30 dicembre del 1928, quindi è un mortarese purosangue, ed era iscritto all’Associazione Arma Aeronautica di Mortara. È scomparso lo scorso 18 luglio Carlo Zorzoli, un aviatore, un pilota collaudatore, un fenomeno che in campo aereo conoscevano tutti al mondo. E non c’è paura di sbagliare. Aveva 92 anni ma non ha mai abbandonato la sua passione per il volo. Un episodio piccolo piccolo, tra i tanti che fanno parte della sua vita in cielo, è descritto in una nota a margine nel libro che lui stesso ha firmato “Vita da Aviatore” edito da LoGisma nel 2007. Nel giugno del 2000 ha pilotato un Caproni (aereo della Prima Guerra Mondiale) rimesso a nuovo con una attenta opera di ristrutturazione. Per farlo volare avevano chiamato Carlo Zorzoli. E lui scrive: «Ho avuto la gioia di farlo decollare per la prima volta dopo tanti anni di abbandono. È stato emozionante per tutti e perfino i controllori di volo di Linate, dimenticando per un istante la loro professionale meticolosità, mi hanno invitato ad eseguire alcuni passaggi bassi sulla torre di controllo, per fare delle fotografie a quella macchina straordinaria». Il portale “BaroneRosso.it” ha citato nel 2008 Carlo Zorzoli: «Moltissimi appassionati di alianti soprattutto vintage conoscono il generale Carlo Zorzoli, esso è stato ed è tuttora uno dei più grandi rappresentanti del volo a vela (e non) che abbiamo in Italia, grandissimo pilota collaudatore, autore di libri aeronautici, ispettore di volo (…) ha volato con qualsiasi cosa e vola tuttora con il suo ultimo aliante Vintage da lui stesso restaurato, il CAT 20. Nonostante la veneranda età di 80 anni l’ho visto con i miei occhi fare una serie di looping proprio con questo aliante». Sono poche parole che descrivono senza mezzi termini chi era questo pilota incredibile che ci ha lasciato nei giorni scorsi per il suo ultimo volo in cielo. Non c’era rivista di volo che non lo conosceva. “Volosportivo.it” lo chiamava l’amico “Zac” e l’ha fotografato accanto a un Aermacchi nel nuovo hangar di “Volafenice”. Il servizio è stato pubblicato nel 2012. Sono poche pillole pizzicate nella straordinaria vita di Zorzoli, che è stato pilota militare e poi civile in Alitalia. Ha frequentato il corso di volo Ibis 2° lo stesso del capitano Luciano Guida, anch’egli mortarese. Si schiantò al suolo a Knoxville, in Tennessee, il 5 maggio 1961, proprio mentre collaudava un F104, evitando un disastro peggiore grazie ad una manovra che fece cadere il velivolo lontano dal centro abitato. La città di Mortara gli ha dedicato una piazza e l’Associazione Aeronautica una targa. Carlo Zorzoli nel volume che descrive la sua vita e le sue gesta si racconta. Ha fatto il suo primo volo nel 1950 e ha continuato a volare per 16.000 ore in mezzo secolo di attività. È stato pilota militare nella Caccia e nelle Scuole di volo, ispettore nella direzione generale dell’Aviazione Civile, nelle Compagnie aeree, pilota privato e collaudatore della Ditta Nardi per Costruzioni Aeronautiche. Ha pilotato svariati tipi di aeroplani, alianti ed elicotteri, in totale aveva brevetti per 162 diversi tipi di aeromobile in tutto il mondo: Europa, Americhe, Africa, Asia e Oceano Atlantico. «Se ripenso al bilancio della mia vita – diceva Zorzoli nella prefazione del suo volume (come fare a non citarlo, oggi che lui non c’è più) – credo di avere ricevuto dall’aviazione molto più di quanto io abbia dato: l’amicizia di tante donne e uomini che hanno la mia stessa passione, cui si accendono gli occhi della stessa luce quando, magari in fondo ad un hangar, la sera, non sazi dei voli fatti, si parla della nostra religione: volare!». Questo era Carlo Zorzoli, tutti lo chiamavano generale, ma si era congedato da colonnello e di imprese nella sua vita ne ha vissute molte. Impossibile raccontarle tutte. Alcune, erano state drammatiche. Nell’agosto del 1955 pilotando un T33 Silver Star biposto da addestramento si è accesa in volo la luce rossa di incendio motore quando aveva appena retratto il carrello ed i flap. Le istruzioni indicano che in questi casi il carburante esplode dopo 10 secondi e bisogna azionare immediatamente il seggiolino eiettabile. Ma Zorzoli non poteva farlo perchè la quota dell’aereo era ancora troppo bassa. Volava con il sergente Giovanni Liverani (che poi fece parte della pattuglia acrobatica). Zorzoli fece di testa sua, diminuì i giri e avvertì la base. Quando atterrò i pompieri erano pronti con le tute. L’aereo si fermò e loro saltarono giù. Il motore era in fiamme. «Conservo una grossa cialda di alluminio fuso – scrive Zorzoli – colato dalla fusoliera di quell’apparecchio. Liverani da quel momento fu mio fratello. Eravamo rinati assieme». Passò un anno e il 17 agosto del 1956 i quotidiani riportavano questa notizia: “Un aereo militare precipita presso Scafati”. Era un Macchi 416 che aveva avuto un’avaria al motore. Pilotava il tenente Carlo Zorzoli, 25 anni e aveva a bordo l’allievo Francesco Ponterecci, 22. «Un disastro aviatorio che per fortuna non ha avuto conseguenze. L’aereo perdeva quota e il pilota si diresse verso terra tentando un atterraggio di fortuna. «La presenza di spirito e la grande perizia del giovane tenente – raccontava “Il Giornale” – salvarono se stesso e l’allievo”. Il velivolo finì accartocciato in un campo di pomodori. Non ci furono solo episodi drammatici. Tra i tanti uno “divertente” è raccontato da Zorzoli quando nel 1971 era pilota civile in Alitalia. Si trovava con il suo comandante ad Atene e i due si recarono a pranzo al Pireo «davanti al dondolio delle barche a vela». Ad un certo punto, però, si accorsero di avere il «turno corto». Quello non era il loro giorno di riposo. Il decollo del loro aereo era previsto per le 13. «La nostra decisione è stata fulminea – scrive Zorzoli – siamo saltati su un taxi urlando di correre all’aeroporto. Il caposcalo ci ha visti arrivare trafelati in short e maglietta salimmo a bordo inosservati con la complicità delle hostess senza dare troppo nell’occhio ai passeggeri già imbarcati (…) Il DC9 I-DIKQ decollò da Atene con un lieve ritardo per cause tecniche e atterrò a Fiumicino alle 16,30 pilotato da due turisti in short e maglietta che hanno aspettato che tutti se ne fossero andati per sgattaiolare come ladri fuori dall’aeroplano». Questi sono solo alcuni dei ricordi raccontati da Zorzoli, ma ci sono episodi epici in Congo, in America e anche un atterraggio a Genova finito… in acqua. Tutti salvi. Molti l’hanno conosciuto qui in Lomellina al campo di Vigevano oppure a quello di Mezzana Bigli o all’aeroporto di Rivanazzano che lui ha frequentato molto. E anche tra le risaie ci sono storie che si tramandano tra gli aviatori che lo hanno conosciuto. Era il Barone Rosso della Lomellina, anche se negli ultimi anni aveva preso definitivamente casa a Roma con la moglie. Una cosa è certa: è stato un uomo  che ha fatto la storia dell’aviazione italiana.

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