Scrittura, impegno, volti e sguardi impressi nella memoria. Per Marta Comeglio il teatro, forse, altro non è che l’ovvia traduzione di un animo curioso, attento e mai domo. «Dopo aver chiuso il percorso al liceo scientifico Omodeo, era l’89 – racconta – ho provato l’esame di ammissione alla Civica Scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi di Milano, e sono riuscita a entrare in quello che all’epoca si chiamava Laboratorio di Scrittura Drammaturgica, che mirava alla preparazione dello scrittore teatrale e aveva corsi di scrittura radiofonica e cinematografica, oltre a quella teatrale». Tre anni intensi ma di assoluto valore: «Scrivevamo di giorno, e la sera eravamo attivi come assistenti alla regia, assistenti alla drammaturgia o comparse. Ci venne fatto provare anche il ruolo di attori, per meglio comprendere le dinamiche del teatro. Tutto ciò era mirato a prepararci al mondo del lavoro. Dopo aver conseguito questo diploma, ho così lavorato per alcuni anni come assistente alla regia o drammaturgia per diverse compagnie teatrali e teatri». Nel 1998 l’ingresso, inizialmente con alcuni contratti a tempo determinato, al Piccolo Teatro di Milano, «dove oggi sono a tempo indeterminato. Iniziai come assistente alla regia – prosegue Marta, classe 1970 – quindi con una sostituzione maternità sono entrata nell’ufficio “Promozione pubblico e proposte culturali”, che si occupa da un lato, sostanzialmente, di riempire le sale, dall’altro anche di educare il pubblico, dalle scuole agli adulti, alla visione dello spettacolo attraverso laboratori, analisi, letture. Posso definirmi una formatrice, e per lavoro ho dovuto seguire tantissimi spettacoli: questa è stata una grande fortuna e non certo un obbligo, tutto ciò mi ha decisamente arricchita». Ancora sul Piccolo Teatro: «Durante la pandemia non ho mai smesso di lavorare, se non in occasione del primo lockdown. Io e io miei colleghi abbiamo costruito un palinsesto di lezioni e laboratori online per gruppi scolastici e di adulti da tutta Italia». Ma l’estro e le competenze di Marta Comeglio non hanno mai abbandonato Mortara: dal ‘93 al 2015 è stata infatti responsabile del laboratorio “Teatrando” dell’Omodeo («Ha creato curiosità e interesse verso il teatro, e alcuni di questi ragazzi poi mi hanno seguita»), e non solo. «Per dodici anni ho tenuto il Corso teatrale comunale, che era aperto anche ai meno giovani, e dopo una piccola pausa sono riuscita a riaprire, grazie soprattutto ad Antonella Ferrara, un corso legato al Civico.17 che si è poi fermato causa Covid. Se per il Piccolo Teatro educo alla visione teatrale, con questi corsi mi sono sempre occupata del teatro come mezzo educativo, e per gli adulti anche come occasione di evasione». Nel 2008 Marta Comeglio fonda la compagnia “I Riso e Amaro”, ormai una stabile realtà sul nostro territorio: «Ci siamo assunti l’impegno di presentare ogni anno uno spettacolo alla città, oltre a qualche piccola tournee». La compagnia ha inevitabilmente sofferto, come tutto il mondo dello spettacolo, la pandemia, ma non si è mai davvero fermata: «Siamo arrivati a domenica 23 febbraio a fare l’ultima prova di uno spettacolo previsto per il 28 ma che sapevamo di non poter portare in scena. “Pausa in palcoscenico”, questo il suo titolo, cerca di rappresentare l’essenza di otto film di Hitchcock, e se tutto andrà bene lo proporremo il 19, 20 e 21 novembre prossimi». E poi c’è stato il progetto “Questa terra siamo noi”, nato dopo il lockdown: «Abbiamo pensato a luoghi esterni da teatralizzare. Abbiamo iniziamo al cimitero, ed è stato toccante ripartire da lì. Ci mancano due riprese, abbiamo girato in luoghi particolari del territorio, e ci sono continui rimandi a spettacoli da noi proposti in passato». Non solo: sta nascendo “La luce del tempo sospeso”, una produzione al femminile che si punta a presentare nel maggio del 2022, dopo essere stata provata online nei mesi scorsi. Una carriera, e in fondo anche una passione, che non ha quindi mai impedito a Marta Comeglio di continuare a vivere Mortara e la Lomellina, in una virtuosa “fusione” tra professione e privato: «Ho ancora casa a Mortara, oltre a un bilocale a Milano. Esiste un legame tra questi due mondi che vivo, ad esempio da tanti anni con i ragazzi dei Riso e Amaro organizzo trasferte al Piccolo Teatro, dove porto una sessantina di persone. È un aspetto, quello della promozione degli spettacoli e della preparazione a questi, che sviluppo in tutta la Lombardia, e ho voluto anche proporre nella mia città. Siamo stati il 20 giugno a vedere “Furore” di Popolizio, e presto proporremo altri appuntamenti».