L’Anffas si riorganizza per dare assistenza a tutti i suoi ragazzi

C’è una realtà che è una di quelle più grandi della Provincia di Pavia per l’aiuto e l’assistenza alla disabilità. È l’Anffas di Mortara che in tempi “normali” è un formidabile luogo di aggregazione, un laboratorio per l’inclusione sociale delle persone. Proprio quello che oggi non si può più fare. La medicina primaria che era stata sperimentata ormai alcuni decenni fa per il soggetto portatore di una disabilità era proprio stato il ribaltamento dell’isolamento, la decisione di essere spontanei e aperti alla società. Anche questa filosofia, oggi, in tempo di Coronavirus salta tutta. Quel che bisogna fare è proteggere e sigillare. Finchè questa tremenda fase non sarà finita. Ma l’organizzazione dell’Anffas di Mortara, presieduta da Nadia Farinelli, medico e mamma di un ragazzo disabile, ha tentato di non lasciare indietro nessuno: «Nel panorama generale siamo tra i pochi che sono riusciti a riorganizzarsi mantenendo l’apertura dei servizi diurni essenziali come il Centro diurno fino a tutto il 19 marzo. E poi funzioneremo in modalità alternativa. Grazie agli spazi messi a disposizione ancora una volta dalle suore Pianzoline». La Cooperativa Come Noi, presieduta da un genitore Anffas, Elisabetta Amiotti, ha progettato ed organizzato attività alternative che si svolgeranno a Villa Gregotti o negli orti di Casa madre garantendo l’accoglienza di quelle persone che, nonostante la sospensione dei servizi diurni, non possono o non riescono a stare a casa, sia per esigenze personali dei ragazzi, sia per esigenze dei loro genitori. Un esempio è proprio quella della presidente Farinelli. Lei che è medico e il marito, pure, Michele Trivi, dottore di base a Mortara, hanno più che mai necessità di lavorare “sul campo” in un periodo così difficile. Il fatto di avere il loro figlio accudito dall’Anffas è un grande aiuto per la loro professione e per i loro pazienti. La riorganizzazione dei servizi per fronteggiare l’emergenza non è stata cosa facile. Nella struttura del Centro residenziale di via Mirabelli, già da metà febbraio, appena si è palesata la situazione, sono rimasti solo gli ospiti residenti. «Quell’area è stata interdetta agli esterni – afferma la Farinelli – i residenti vengono accuditi da personale che rimane sempre lo stesso, e non ruota più. Inoltre sono stati isolati dagli altri ospiti del “diurno”. Abitano, come prima, la struttura e possono uscire in cortile. Ma la casa è stata chiusa». Il problema, a quel punto, è stato trovare una sistemazione ai ragazzi che frequentavano il centro diurno che non potevano rimanere a casa. E qui sono venuti in aiuto la Casa di Villa Gregotti e gli orti della Casa Madre delle Pianzoline. «Certo – commenta ancora la presidente – Abbiamo anche dovuto fare delle scelte imposte dai tempi. Tutti coloro che avevano possibilità di una sistemazione alternativa l’hanno trovata. Gli altri che invece avevano una necessità hanno avuto, come sempre, la mano tesa dei nostri operatori disposti a seguirli, in piccoli gruppetti di due o tre ragazzi, sia a Villa Gregotti, sia negli orti di Casamadre, che non sono ovviamente solo orti esterni, ma hanno anche una residenza». Purtroppo non siamo riusciti a tenere aperto il servizio di aggregazione Per Fare Casa attivato da un paio d’anni a Villa Gregotti in quanto non rientra tra i servizi essenziali e le norme ci impediscono modalità organizzative di funzionamento alternativo. Però gli operatori della Come Noi insieme ai volontari stanno studiando la possibilità di supportare a distanza i ragazzi di “Per fare Casa” ed anche gli altri ragazzi accuditi a casa dai genitori. Ad esempio una festa del papà a distanza attraverso le chat e i social. Un modo diverso di stare vicini.

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