Tanta gente va al supermercato ma pochi rispettano le regole

Fuori dai supermercati c’è la fila, ormai da settimane, anche se ultimamente l’afflusso sta leggermente stabilizzandosi. È certo che questi luoghi di vendita restano praticamente un avamposto del mondo esterno in un periodo in cui la gente è chiusa in casa e ha perso ogni vecchia abitudine. Escluso, appunto, quella di doversi recare a fare la spesa. Se ne rende conto un operatore del settore, che racconta la sua personale esperienza. È Gianni Braghenti, mortarese, responsabile del supermarket MD di corso Torino: «Il primo commento che posso fare su tutta questa situazione che stiamo vivendo è che l’italiano medio è refrattario alle regole, per cui anche entrare nel supermercato scaglionati e rimanere a debita distanza spesse volte diventa un problema, nonostante ci siano le righe per terra e gli avvisi da rispettare. Purtroppo certe volte ci si trova a dover affrontare dei clienti che bussano per il troppo tempo di attesa. Non dipende da noi, ovviamente, ma dalla permanenza degli altri all’interno. La raccomandazione che mi sentirei di fare, proprio per agevolare questo meccanismo è quella di venire a fare la spesa con una lista e non perdere eccessivo tempo. Ma capisco che questo non sempre è un consiglio che si può dare». Emergono, ovviamente, anche le anomalie. Persone che si recano al supermercato diverse volte al giorno, probabilmente per fare un’uscita di casa “autorizzata” e questo va ad aumentare le code. Nonostante il consiglio che arriva da tutte le parti sia quello di non approfittare della situazione e di recarsi a fare la spesa al massimo due volte alla settimana. Se possibile anche meno. «Confermo che questa è una situazione che noi verifichiamo quotidianamente – prosegue Braghenti – noi dobbiamo rispettare le regole che chiedono dalla direzione. Da qualche settimana abbiamo anche una persona all’esterno che controlla la sicurezza. Cerchiamo di fare in modo che le vendite siano per la maggior parte disciplinate». E le ultime disposizioni sembra che debbano prevedere, in un lasso di tempo non troppo lungo anche il controllo con i termometri per chi entra. «È vero – aggiunge il responsabile del market MD – abbiamo affisso una direttiva agli ingressi. Noi dipendenti utilizziamo già questa precauzione al mattino prima di iniziare il lavoro. Lo facciamo perchè preferiamo essere sicuri, sia per noi che per gli altri. Se diventerà obbligatorio per i clienti sarà il personale di sicurezza che si trova alle porte del market a disciplinare le entrate. Le regole dovranno essere quelle. Sarà più complicato, ma lo faremo. Intanto aspettiamo l’arrivo degli strumenti, visto che l’unico che abbiamo ce lo siamo acquistato noi. Nel frattempo, però, abbiamo già messo a disposizione della clientela del gel alcolico e dei guanti usa e getta all’ingresso, per l’utilizzo dei carrelli. Mascherine per ora non ne abbiamo ricevute in dotazione, sembra che siano davvero introvabili. Ce le siamo procurate per conto nostro. E presto dovrebbe arrivare anche la dotazione di schermi trasparenti davanti alle casse. La situazione è in evoluzione». E se queste sono le regole per un market nei confronti della clientela, non va sottovalutato, nella gestione del momento, l’aumento di lavoro e di stress interno. «Abbiamo un forte ritmo da gestire – prosegue Braghenti – ma per ora siamo in linea. Abbiamo ottenuto una nuova assunzione e il personale per la sicurezza esterna. Si tratta, in quest’ultimo caso, di una sola persona che lavora dalla mattina alla sera. Quindi dobbiamo garantirgli qualche minuto di pausa e lo facciamo, senza problemi». La corsa ai supermercati, dopo le prime settimane, si sta regolarizzando? «Direi che è sempre alto – conclude Gianni Braghenti – ma non certo come nei primi giorni, quando c’è stato un vero e proprio assalto. Ora siamo tornati a forniture alte ma normali, premesso che alcuni generi sono sempre tra i più gettonati, come l’alcol che va a ruba ed è comprensibile, ma anche la farina e il lievito. Molti evidentemente si fanno il pane in casa». Una considerazione finale: «Noi tutti andiamo a lavorare tranquilli e sorridenti, ci piace il lavoro che facciamo. Ma il problema del prossimo futuro e dell’uscita dalla crisi ci fa tremare i polsi».

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