È esploso nelle ultime due settimane il problema dell’aumento dei contagiati nelle case di riposo della provincia, dove si sono registrati purtroppo anche molti decessi. Da ultimo, all’istituto Sassi di Gropello dove il bilancio è salito a 23 morti, tra cui anche un’infermiera. Si registrano però alcune eccezioni. A Casa Serena e al De Rodolfi, dai primi giorni in cui il virus si è diffuso in Lombardia fino ad oggi, non si sono registrati casi di pazienti contagiati. La prevenzione è partita da lontano con misure draconiane che a tutti gli effetti hanno funzionato. Ce le spiegano gli addetti ai lavori. Partendo da Casa Serena, la residenza per anziani con sede a Cilavegna, la più grande sul territorio lomellino con i suoi 252 ospiti. «A qualcuno non saranno piaciute queste misure di ferro o saranno parse esagerate – spiega il presidente della Rsa, Pierangelo Ugazio – ma a me non importa. La sola cosa che conta è salvaguardare la salute dei nostri pazienti e di tutti coloro che lavorano all’interno della struttura. Ce ne sono 150, alcuni nostri dipendenti e altri esterni. Fin da subito abbiamo impedito le visite ai parenti. Dopodiché abbiamo chiuso il centro diurno – continua Ugazio – e sospeso tutte le attività aggregative, comprese le feste, animazioni e quelle organizzate dall’Università della terza età. Inoltre ogni mattina misuriamo la temperature a tutti quelli che entrano, pure al sottoscritto, e se chi ce l’ha oltre il livello consentito resta fuori. Abbiamo avuto tre casi sospetti di operatori che accusavano sintomi da Coronavirus ma dalle analisi sono risultate negative. Stiamo studiando inoltre la necessità di intervenire con i test sierologici», conclude Ugazio. Zero infetti anche al De Rodolfi, dove lo scorso 20 febbraio l’Rsa di Vigevano (che conta 107 ospiti) aveva avuto notizia di un volontario addetto al trasporto risultato positivo al Covid-19. «Da lì – sottolinea Andrea Deplano, direttore dell’Azienda Speciale Multiservizi che gestisce l’istituto – abbiamo chiuso il centro diurno e messo in quarantena gli autisti che avevano avuto contatti con il positivo. I tre decessi registrati in questo periodo avevano malattie croniche neurodegenerative già in fase terminale. Avevamo paura che con l’andirivieni che solitamente c’è all’interno della struttura, ci sarebbero stati pericoli di contagio. I fatti dimostrano che chi ha agito per tempo ha limitato i danni». La casa di riposo Cortellona di Mortara, invece, è una tra quelle che è stata indicata, anche dai sindacati provinciali della funzione pubblica, per avere avuto un alto numero di decessi. Tredici ne ha denunciati a marzo il presidente Luigi Ganimede, più di venti hanno asserito alcuni esponenti dell’opposizione in consiglio comunale a partire da febbraio. Ma – secondo il presidente – non c’entra nulla la presenza di ospiti Covid positivi che sono arrivati successivamente per indicazione dell’Ats (agenzia di tutela della salute). La scorsa settimana erano sei: quattro da Crema, uno dall’ospedale San Giuseppe di Milano e uno da Abbiategrasso. Questa settimana se ne sono aggiunti quattro trasferiti da Abbiategrasso, Gravellona, Magenta e Rozzano. «Ats – secondo il presidente Ganimede – li invia a tutte le case di riposo». «La situazione – sempre secondo il presidente della Rsa mortarese – è monitorata e gestita in sicurezza».