Addio a Pansa: aveva sposato la mortarese Lidia Casalone

Un giornalista, un uomo, un padre, legati da un sottile filo rosso alla città di Mortara. Anche il libro che rese famoso Giampaolo Pansa come scrittore, nel 2001, “Le notti dei fuochi” era stato scritto vivendo a Mortara, chiedendo consigli, raccogliendo materiale in Lomellina. Per questo la morte di Giampaolo Pansa, domenica scorsa, all’età di 84 anni non può non essere profondamente sofferta anche a Mortara. Era uno dei padri del giornalismo italiano moderno. La prima moglie Lidia (Lillina) Casalone abitava a Mortara quando l’ha conosciuto e il figlio Alessandro è nato nella nostra città. Fu un importante manager pubblico (amministratore delegato di Finmeccanica) ma anche uomo di profonda cultura. Una delle sue ultime uscite per presentare i quadri della madre Lillina Casalone si registrò proprio a Mortara, in biblioteca, nel 2016. Morì giovane, all’eta di 55 anni, nel novembre del 2017 e per il padre Giampaolo fu un colpo al cuore, da cui non si riprese. Lo sostenne la nuova moglie Adele Grisendi che aveva incontrato nel 1989 e che lo ha tenuto vicino in questi ultimi anni di vita. Pansa, nonostante avesse frequentato Mortara per così tanto tempo, da giovane giornalista e da fidanzato, dopo aver conosciuto la Grisendi non volle più saperne della Lomellina. Lo disse a chi vi scrive a margine di un incontro che aveva tenuto al meeting di Rimini, nell’agosto del 2009. «Con Mortara ho chiuso». Da tempo abitava a Siena. Sapeva benissimo di spiegarmi una ovvietà. Ma era una frase che nascondeva una verità più profonda. Voleva dirmi che quel periodo della sua vita giovanile era ormai superato, che aveva voltato pagina. Anche se non era certo stato una parentesi. Giampalo Pansa, “Giampi” come lo chiamavano amici e colleghi, aveva vissuto la sua gioventù dalle nostre parti, essendo nato a Casale e frequentando una ragazza mortarese. Lo ricorda bene Giancarlo Torti, giornalista, oggi quasi novantenne, che allora scriveva (da Mortara) come corrispondente del Giorno e di altre testate nazionali, essendo anche direttore del settimanale locale. Pansa, pur essendo di qualche anno più giovane di lui era già responsabile (dal 1964 al 1968) del Diario della Lombardia nelle pagine de “Il Giorno” diretto da Italo Pietra. «Era di una pignoleria quasi eccessiva nei confronti dei corrispondenti». Inoltre per i servizi di maggiore interesse arrivava lui stesso a Mortara. «È stato più volte a casa mia» conferma Torti. Erano i tempi in cui le corrispondenze si dettavano al telefono dalla Stipel di via Vittorio Veneto, poco prima dell’attuale biblioteca, con la centralinista che passava la linea in cabina. Dopo quell’epopea del giornalismo locale, Mortara restò nella mente di Pansa fino a quando non decise di pubblicare “La notte dei fuochi” nel 2001. La libraia Mirella Bersini e molti altri personaggi di storia e di cultura furono coinvolti nella ricostruzione di quel racconto. Il volume fu poi presentato anche nella stessa libreria Mirella. «Era stato parecchie volte da me, nei mesi precedenti – racconta Mirella – perchè si stava dedicando anima e corpo alla raccolta di informazioni storiografiche». Poi anche Mortara a poco a poco si allontanò, ma i giornalisti e gli uomini di cultura mortaresi non persero mai di vista quel che faceva, le sue avventure ideologiche, i suoi cambiamenti di testata. Di sinistra o di destra, contestato oppure no, è sempre stato uno di noi.

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