Gli ex primi cittadini non lesinano duri attacchi: «Sarebbero bastati piccoli interventi». «Senza Facchinotti malato, tutto si è fermato»
Il coro dei primi cittadini di Mortara è pressochè unanime nel mettere all’indice l’amministrazione comunale in questo particolare periodo del coronavirus. Anche se il sindaco Marco Facchinotti e l’assessore Gigi Granelli hanno dovuto fare i conti con la malattia e sono stati assenti per alcune settimane l’amministrazione avrebbe dovuto funzionare in una maniera migliore. Il più tagliente è Roberto Robecchi, che con i suoi tre mandati è stato ben tredici anni alla guida del Comune di Mortara: «Abbiamo dovuto ascoltare un silenzio assordante, come se l’intero apparato fosse in ibernazione – dice -. Spesse volte, in situazioni difficili come questa, non servono grandi idee, basterebbero anche dei piccoli interventi eppure nulla. Direi che l’unica luce è quella di un cartello luminoso alla stazione che avverte di essere prudenti. Per il resto solo qualche foto di propaganda. Mi sembra davvero poco». Poco diverso il parere del sindaco Giorgio Spadini, che ha governato dal 2002 al 2007: «La mia interpretazione personale è che l’anima di questo comune sia il sindaco Marco Facchinotti. Quando lui è “in forma” la macchina amministrativa funziona, ma in questo periodo sappiamo tutti che è stato poco bene e in quarantena per il virus. Quindi senza capo non c’è stato il traino. E direi che gli assessori si sono adattati a questo rallentamento. Posso anche esprimere un ricordo. Ai miei tempi i membri della giunta avevano professionalità importanti e se fossi stato assente io non c’era sicuramente il problema di chi poteva avere delle idee. Un’ultima considerazione mi sembra opportuna. È chiaro che il bilancio del Comune piange ancora. Non hanno sistemato tutto quel che dovevano e sono ancora in fase di assestamento. Quando mancano i quattrini è difficile avere idee». Per andare più in là nel tempo con i primi cittadini Sergio Corti è stato in carica per due volte, nel 1969 e nel 1982. «Non posso esprimermi – afferma -. Più che non volere non posso, perchè sono stato chiuso in casa e ho avuto altri problemi personali. Non mi sono fatto un’idea dell’amministrazione. Però, guardando la televisione, mi sono reso conto di quanto sia stata gestita male la situazione a Roma, con una totale incapacità». Il primo sindaco leghista della città di Mortara è stato Andrea Olivelli, che ha governato giovanissimo nel 1993. Oggi non fa più parte del partito e la sua critica è chiara: «La gestione del coronavirus è stata una presa per i fondelli a livello nazionale e la gestione sballata è capitata sul groppone a tutti, anche al sindaco di una città come Mortara. Va però sottolineato che una famiglia, chiusa in casa propria, con mille problemi, ha affrontato di petto l’emergenza virus. Se l’erba cresceva in giardino l’ha tagliata. Anzi un buon padre avrà sicuramente approfittato per fare tutte le manutenzioni dovute nella casa. Faccio questo paragone solo per dire che è esattamente l’opposto di quel che ha fatto il comune. L’immondizia a Mortara è stata sparpagliata di nuovo in giro, le manutenzioni non sono state fatte, i marciapiedi sono schifezze. Ci sono bandi del Coni sugli impianti sportivi, qualcuno se ne sta occupando? Sono molto deluso». Arriva anche l’impressione di Giuseppe Abbà, consigliere comunale di Rifondazione comunista ed ex sindaco per tredici anni nel 1975 e nel 1985. Ora è in riabilitazione dopo avere contratto, anch’egli, il coronavirus. «Sono lontano dal Comune – afferma già molto grintoso – ma sono informato dai miei compagni di partito. Questo non è un momento semplice. Direi che è ancora più complesso e problematico dell’emergenza atrazina e molinate che tutti quelli della mia età ricordano. Eppure non è stato fatto nulla». E conclude: «Sindaco e giunta non sono all’altezza della situazione».