Militò due anni nell’Alessandria, in serie C, giocando contro il Milan campione d’Europa e il Santos della stella brasiliana: «Grandi emozioni in una carriera breve ma intensa»
MORTARA – Per chi ha qualche anno in più sulla carta d’identità il nome suonerà familiare, anche per il suo (seppur breve) passato come calciatore professionista. Parliamo di Nunzio Cervio, 72 anni, mortarese, che in passato ha militato nelle fila dell’Alessandria, in serie C, e tra le altre cose ha avuto la fortuna di giocare in amichevole contro il Milan di Gianni Rivera, fresco detentore della Coppa dei campioni (vinta nel 1969). O i brasiliani del Santos, squadra che tra le proprie fila vantava niente di meno che l’asso Edson Arantes do Nascimento, meglio conosciuto come Pelè. Soltanto la sfortuna, un grave infortunio alla gamba, lo costrinse ad appendere gli scarpini al chiodo e a intraprendere la carriera di noto fisioterapista in città. «Giocavo ala destra, con il numero 7 – ricorda Nunzio Cervio – ho iniziato nel Mortara quando avevo 11 anni. Nel 1967 ricordo un’amichevole fatta dal collegio San Carlo in cui studiavo e la De Martino, la seconda squadra della Juventus. Il preside infatti era molto amico del presidente Giampiero Boniperti. L’occasione era data dall’inaugurazione dell’illuminazione del campo sportivo. Giocai contro Franco Causio, futuro nazionale italiano e campione del mondo. Nello stesso anno ho esordito in prima squadra con il Mortara in un’amichevole contro l’Alessandria. Come spesso capita, ci sono partite in cui ogni giocatore si ritrova in stato di grazia. Vincemmo 4-2, feci due gol e mandai in rete i miei compagni. Tanto che l’Alessandria mi volle subito acquistare. Però mi mancava ancora un anno di scuola e mio padre volle che prima la terminassi: il trasferimento avvenne quindi l’estate successiva. Fui acquistato per 7,5 milioni di vecchie lire, una somma record per l’epoca». Nel ‘67 «Subito – va avanti Cervio – ebbi la fortuna di giocare contro Pelè in un’amichevole precampionato. Non capita tutti i giorni di giocare contro un ex campione del mondo e devo dire che è stata una bella esperienza. Poi ci fu il campionato, il mio primo da professionista, in cui arrivammo settimi. Nell’estate del 1969, sempre in ritiro precampionato – continua ancora – affrontammo invece il Milan che aveva appena vinto l’allora Coppa dei campioni: lì giocavano un grande come Gianni Rivera e Karl-Heinz Schnellinger, per citare soltanto i primi due che mi vengono in mente, ma era una squadra formata da tanti campioni. Purtroppo quell’anno misi a segno una sola presenza perché mi infortunai gravemente e quell’episodio segnò la fine della mia carriera nel calcio professionistico. A volte mi capita di ripensare a dove sarei potuto arrivare, se le cose fossero andate diversamente: a quell’età un ragazzo giovane che arrriva a giocare in prima squadra inevitabilmente ci spera. Ma non mi lamento: conservo tanti ricordi piacevoli. La mia passione per lo sport è rimasta comunque intatta: dopo mi sono dedicato per tanti anni alla fisioterapia, fino alla pensione», conclude.
Mi ricordo quella partita contro l’Alessandria .
Allora ero un ragazzino dei 51 e frequentavo il campo sportivo per vedere le partite e per giocare a ping pong al bar.