VIGEVANO – C’è un’energia nuova che attraversa la città, fatta di voci, storie, mani tese. È da qui che nasce “Vigevano Sicura per i cittadini”, un progetto che ha preso vita nei giorni scorsi e che ora si apre a tutta la comunità, con il desiderio profondo di diventare un punto di riferimento per chi cerca ascolto, sostegno e sicurezza. A guidarlo è Helena Bologna, ma il cuore dell’iniziativa batte nel coraggio di tutte le persone che hanno scelto di non restare in silenzio. L’idea iniziale era rivolta alle donne, le più spesso esposte a violenze, discriminazioni e solitudini. Ma qualcosa di grande è accaduto: decine, poi centinaia di cittadini hanno risposto, sui social e dal vivo, con messaggi, testimonianze, proposte. Uomini, ragazze, giovani e adulti, tutti con un messaggio in comune: «ci siamo, vogliamo esserci». «Sono profondamente colpita da ciò che sta accadendo – racconta Helena Bologna – mi hanno scritto, chiamato, fermato per strada. Hanno condiviso ferite, ma anche speranze. È stato impossibile ignorare tutto questo: non possiamo limitarci, dobbiamo aprirci. Dobbiamo farlo insieme». “Vigevano Sicura” non ha colori politici. È un cammino civile e umano, un gesto collettivo che parte dal desiderio di sentirsi comunità. Ad aderire sono associazioni, scuole, volontari, professionisti e cittadini comuni. L’obiettivo è chiaro: non lasciare nessuno indietro, soprattutto chi si sente invisibile, impaurito o inascoltato. Le donne restano protagoniste, perché è da lì che tutto è cominciato. Ma il progetto si allarga: ragazze, ragazzi, uomini, anziani, chiunque viva un momento di fragilità troverà uno spazio sicuro. Si lavora per costruire insieme una cultura della cura reciproca, del rispetto, della protezione che non esclude nessuno. Non si tratta solo di un’iniziativa temporanea. L’ambizione è che “Vigevano Sicura” diventi una presenza stabile, un’alleata silenziosa nella vita quotidiana di chi abita la città. Una rete vera, viva, fatta di sguardi che si riconoscono e mani che si tendono. «Vigevano ha un cuore enorme, e in queste settimane lo ha dimostrato – conclude Bologna – e adesso è il momento di mettere tutta questa forza a servizio di un sogno concreto: una città che non ha paura di guardarsi in faccia, di aiutarsi, di camminare unita. Una città dove nessuno debba più sentirsi solo». È una città che fa paura, soprattutto alle donne. È quanto emerge dal report “Donne e sicurezza a Vigevano”, aggiornato al 17 agosto 2025, che raccoglie 60 testimonianze in una sola settimana. Un dato colpisce più di tutti: il 91,1% delle rispondenti ha provato paura o disagio in città, e spesso non solo di sera. Il disagio non risparmia neppure il cuore della città. Piazza Ducale e il centro storico, luoghi simbolo di Vigevano, sono tra i più citati come aree percepite come insicure, accanto alla stazione ferroviaria e alle sue vicinanze, le periferie e le strade isolate. Alcune segnalano anche parchi pubblici e aree gioco trasformati in spazi di degrado e disturbo. Le motivazioni sono chiare e ripetute: presenza di persone moleste, sguardi insistenti, catcalling e apprezzamenti volgari, anche in pieno giorno. A questo si aggiungono scarsa illuminazione, assenza di controllo e la paura concreta di aggressioni fisiche. Alcune donne riferiscono anche di gruppi di giovani rumorosi o aggressivi, capaci di generare ansia e insicurezza. Tra gli orari più critici spicca la sera (72,2%), ma non mancano casi anche al pomeriggio (16,7%) e al mattino (5,6%), segno che il timore non si limita alle ore buie. Un dato allarmante dal questionario è il mancato ricorso alle forze dell’ordine: molte donne non denunciano né segnalano quanto vissuto. Prevalgono sfiducia, rassegnazione, ma anche la sensazione che “tanto non cambierà nulla”. Il messaggio è chiaro: più controlli, presenza delle forze dell’ordine a piedi, non solo in auto. Poi più luce, pene più severe, ma anche prevenzione sociale: eventi, cultura, integrazione. Non si chiede solo repressione, ma anche una città più viva, accogliente, inclusiva. Molte testimonianze esprimono amarezza per una città che sembra abbandonata. «Vigevano sta cadendo a pezzi», scrive qualcuna. Altre manifestano preoccupazione non solo per sé, ma per i figli adolescenti, in particolare le figlie. Di fronte alla proposta di creare un gruppo “Ti accompagno” (una rete di donne disposte a camminare insieme per sentirsi più sicure) le risposte si dividono: buona parte (59,1%) sono favorevoli con entusiasmo, parlando di solidarietà e mutuo aiuto. Altre (il restante 40,9%) mantiene posizioni ferme: «Non dovremmo avere bisogno di una scorta per sentirci libere». Il quadro che emerge è chiaro: le donne di Vigevano chiedono sicurezza, ascolto e interventi concreti. Non solo per prevenire crimini, ma per ricostruire fiducia in una città che, oggi, troppo spesso le costringe a sentirsi sole, vulnerabili, invisibili.