Coronavirus, anche a Mortara i medici con la mascherina

L’associazione dei medici di base di Mortara, così come tutte le strutture sanitarie, è stata allertata. Il “coronavirus” non è così innocuo da poterlo arginare in Cina. Tanto che proprio mentre si annunciava che in Italia non si erano ancora verificati casi ne sono spuntati due a Roma. «Noi sappiamo che esistono delle forme precauzionali da rispettare – afferma il referente dei medici di base di Mortara dottor Eugenio Gandolfi – sono indicazioni che arrivano direttamente dall’Azienda di tutela della salute. I manifesti ormai sono diffusi. In teoria, sempre in virtù di queste forme precauzionali, noi medici dovremmo effettuare le visite ai pazienti con la mascherina protettiva. È una indicazione che protegge più il malato che il medico, a meno che non si usino quelle mascherine che chiudono ermeticamente naso e bocca. Inoltre confermo anche che questi oggetti stanno andando a ruba e quindi diventa difficili averli a disposizione».

«L’importante è avere un approccio prudente con questa malattia virale – prosegue Gandolfi – non c’è allarme, non siamo nel panico, ma se vengono individuati pazienti con tosse e febbre, è ovvio che io e i miei colleghi dobbiamo subito chiedere informazioni sui viaggi che il soggetto con questi sintomi ha fatto recentemente oppure se ha avuto contatti con qualcuno che questi viaggi potrebbe averli fatti». La popolazione di Mortara è ricca di una numerosa comunità cinese, che peraltro non è stata recentemente in Cina, altrimenti avrebbe avuto delle restrizioni e la quarantena. Nessun problema, quindi, nei ristoranti e nei bar. «Resta il tema della precauzione nei comportamenti – prosegue il dottor Gandolfi – è sconsigliato fare viaggi in zone a rischio. Poi procediamo per gradi. Ora inizieremo con l’uso delle mascherine, senza mettere allarme. Prossimamente potremmo anche adottare l’ingresso in ambulatorio con una preventiva misurazione della temperatura corporea. Queste misure non devono rappresentare un allerta, sono solo precauzionali – conclude Gandolfi – Queste sono settimane con tanto lavoro di visite domiciliari, per febbre e tosse. Sono virus parainfluenzali, che colpiscono anche in presenza di soggetti vaccinati. È una stagione in cui un giorno sembra primavera e l’altro pieno inverno, non possiamo evitare sindromi di questo tipo».

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