1943: la prigione militare viene liberata da Santo Rocco

Il campo aveva la logistica a Mortara ed era pieno di soldati anche inglesi. Il nipote racconta in un volume la storia del prozio

Per il ciclo: “Conosci davvero la tua terra?” il relatore e autore della biografia e ricerca “Santo Rocco. Chiari 1894-1975. Una vita sopra le righe”, Fabio Baiguera, presenterà la storia dello zio del suo bisnonno (quindi per lui pro-pro zio)  mercoledì 21 ottobre alle 16 al Civico.17. «Di lui ho sentito parlare molte volte – dice Baiguera – C’erano alcuni aneddoti che hanno attirato la mia attenzione». La sua ricerca è durata poco più di due anni. Santo Rocco era a Mortara nel 1943, quando, all’8 settembre, come capitano del Regio Esercito, destinato al campo dei prigionieri di guerra, decise di aprire i cancelli e consentire la fuga di tutti diventando lui stesso fuggiasco inseguito dai nazisti. Si sono trovati i dossier sul fatto che a Mortara ci fu un’apertura dal campo mentre si stava avvicinando una colonna tedesca. Quel gesto salvò tantissime vite. Ricercato dai fascisti come traditore, si nasconde insieme ad altre persone in Val Thorens, verso Aosta e poi fuggendo in Svizzera. Da un interrogatorio della polizia elvetica si legge: «Al momento dell’armistizio mi trovavo nel campo di prigionia a Mortara, ho aiutato i prigionieri britannici offrendo loro vestiti e aprendogli le porte». Quello che è definito campo di Mortara è il campo base di Castello d’Agogna, perché a Mortara c’era solo la logistica dove si lavorava la manodopera del riso e del grano. Il campo base è stato scelto su Mortara per la posizione, in quanto nodo ferroviario e questo permetteva che i prigionieri venissero portati e dislocati con comodità. «Ho detto alle truppe di andare a casa – ha raccontato Santo Rocco – e sono rimasto fino alla fine e poi sono andato via perché i tedeschi erano già in avvicinamento». «Una volta rientrato in Italia – conclude il nipote autore del libro – dormiva con la pistola sul comodino, marchiato come fascista dal tessuto locale e come traditore dai fascisti. Questo lo ha portato a una sorta di damnatio memoriae, e il mio scopo è di portarlo alla luce nuovamente». 

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