Il futuro dell’ospedale è la “riabilitazione”

In reparto si respira un’aria di fiducia e di positività. C’è la speranza di tornare a farcela da parte di tutti quei pazienti che hanno avuto un problema motorio o neurologico e sono ricoverati in Riabilitazione all’ospedale Asilo Vittoria di Mortara. Ci sono medici e fisiatri, logopedisti, neuropsicologi, infermieri che si occupano degli allettati. Ma soprattutto, appena si entra, si capisce che qui c’è il futuro dell’ospedale. La Riabilitazione è attualmente retta dal primario dottor Emiliano Varalda, che andrà in pensione a maggio. Con lui, a raccontare come si lavora e come funziona la diagnosi e la cura c’è il suo aiuto dottoressa Maria Teresa Martino. Il primo concetto importante che vogliono far capire è l’interdipendenza tra Mortara e Vigevano. Due grossi contenitori complementari. «In questo caso – spiegano – la struttura principale è quella di Mortara. Ma sarebbe un errore pensare che uno è subordinato all’altro. Lavoriamo in sinergia. La riabilitazione necessita di spiegazioni, anche complesse e burocratiche, perchè questo che noi facciamo è un servizio pubblico. Quindi deve essere giustamente regolato e giustificato». Il primo importante chiarimento è quello dei pazienti che possono essere ricoverati nella Riabilitazione Ortopedica e Neurologica di Mortara. «Chi ha subito degli interventi nei reparti della nostra azienda che interessano gli arti inferiori, ad esempio come l’applicazione di protesi o la riduzioni di fratture, devono tornare a camminare e quindi possono essere ricoverati qui. E se provengono dai nostri reparti avranno un accesso prioritario – afferma Varalda – al massimo ci sarà qualche giorno di attesa. Mentre per chi arriva da altri ospedali, ad esempio da fuori provincia, c’è la possibilità di essere ricoverati, ma solo se ci sono dei posti. Altrimenti dobbiamo rimandare. Le patologie che interessano gli arti superiori, invece, vengono trattate in Maac (macro attività ambulatoriale complessa) un ricovero che prima si chiamava “day-hospital”». Le degenze che riguardano i pazienti postacuti di ortopedia (dimessi dopo un intervento) costituiscono l’80% dei ricoveri. Mentre il 15% circa sono quelli neurologici, emiplegici, cioè pazienti che hanno un problema motorio derivante da un danno cerebrale. L’ultimo 5% è costituito da pazienti che arrivano da casa, dopo opportuna visita fisiatrica, e necessitano di terapie riabilitative. Il ricovero per i postacuti di ortopedia è di circa 22 giorni, mentre per gli emiplegici di 60 giorni. I letti del reparto di Riabilitazione di Mortara sono 24, sempre tutti saturi. «Ci sono da fare ora delle distinzioni in merito al tipo di riabilitazione che viene effettuata in Maac oppure in Pri (progetto riabilitativo) – aggiungono i due dottori – anche questo va spiegato con attenzione. La Maac è un’attività di riabilitazione complessa, ad esempio sugli arti superiori per i pazienti che non necessitano di un ricovero. Questi vengono nei giorni prefissati per terapie ospedaliere che durano dai 90 ai 120 minuti. È un’attività che facciamo qui a Mortara, in palestra, dopo una prescrizione fisiatrica per patologie complesse. Mentre il Pri, o progetto riabilitativo è un intervento che riguarda patologie minori che dura circa 30 minuti e che abbiamo sempre effettuato a Vigevano. In questo caso la regola è definita dalla Regione. Se viene da fuori Regione, inoltre, deve pagare». Un ultima considerazione viene fatta dai medici sulle cosiddette “macchinette”. «Noi facciamo “tens” e “ultrasuoni”. Il resto no, sono applicazioni comunque a pagamento che possono provocare sollievo ma non costituiscono una terapia. Abbiamo invece la presenza in reparto di figure complementari esterne, ad esempio il logopedista o il neuropsicologo che servono al completamento della nostra attività in reparto». Infine i due medici specificano che le visite ambulatoriali di fisiatria vengono regolarmente tenute negli ambulatori di Mortara su richiesta e successiva prenotazione.

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