Il giornalista Fabio Rubini nella fondazione Poldi Pezzoli

L’ex assessore mortarese nominato nel consiglio d’amministrazione dell’importante Casa Museo milanese, sita a pochi passi dalla Scala

La nomina è giunta su proposta diretta dell’assessore all’Autonomia e Cultura di Regione Lombardia, Stefano Bruno Galli, con l’insediamento ufficiale avvenuto questo lunedì. Il mortarese Fabio Rubini, giornalista del quotidiano Libero e già assessore a Cultura e Sport durante la seconda amministrazione Robecchi, è entrato a far parte del consiglio d’amministrazione della fondazione Poldi Pezzoli di Milano, una realtà di alto valore anche storico sita a pochi passi dal Teatro alla Scala, all’interno del palazzo Palazzo Moriggia Della Porta. Una Casa Museo prestigiosa, che espone opere di numerosi grandi artisti tra cui Perugino, Piero della Francesca, Sandro Botticelli, Antonio Pollaiolo, Giovanni Bellini, Michelangelo Buonarroti, Pinturicchio, Andrea Mantegna, Canaletto e Giovanni Battista Tiepolo, solamente per citarne alcuni. «Sono onorato per questo incarico che, voglio precisarlo, è assolutamente apolitico e a titolo volontaristico – sono le parole di Rubini – vent’anni fa la città di Milano mi ha accolto e mi ha aiutato a crescere sia professionalmente sia umanamente. Quando l’amico Stefano Bruno Galli mi ha offerto questa opportunità ho accettato con entusiasmo, pensando che potesse essere un modo per restituire a Milano una minima parte di quello che mi ha dato. Spero di essere all’altezza del compito di rappresentare una fondazione prestigiosa – conclude Rubini – come quella che fa capo alla Casa Museo Poldi Pezzoli». Che nacque a partire dalla passione del nobile collezionista milanese Gian Giacomo Poldi Pezzoli (1822-1879): oggi è meta privilegiata per tutti gli amanti dell’arte grazie all’innegabile fascino dei suoi ambienti, che rimandano a epoche che vanno dal Medioevo fino al Settecento, senza dimenticare l’Armeria reinterpretata da Arnaldo Pomodoro, ma anche per la varietà delle raccolte presenti: grandi capolavori della pittura ma pure ben cinquemila oggetti che vanno dall’antichità fino al diciannovesimo secolo.

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