Patrucchi: «Un’intera vita di affetti andata in fumo»

La casa è andata completamente in fumo, il piano terra, dove c’erano la cucina e la sala, oltre allo studio e la scrivania dove Giovanni Patrucchi lavorava, non esiste più. C’è un cumulo di macerie colate. Il racconto del presidente di Italia Nostra di Mortara e della Lomellina arriva a quasi un mese di distanza da quelle terribili ore di lunedì 23 dicembre. Erano appena passate le quattro del mattino quando è scoppiato l’incendio, ma solo ora riesce a parlarne ringraziando tutti per l’affetto e la vicinanza che gli hanno dimostrato. Lui, però, non ha più nulla. La sua casa, i quadri, gli oggetti, le fotografie sono andate perse nel rogo. Al piano superiore le stanze si sono salvate, ma sono impregnate da un odore insopportabile di fumo acre. «Non ho salvato nulla, solo sei piatti che erano dentro alla lavastoviglie». Una vita di affetti e ricordi andata in fumo.

Oggi le sue preoccupazioni più grandi sono due: «Prima mi sono sistemato provvisoriamente da mio figlio, che abita poco distante nello stesso cortile e poi nella residenza arredata di un amico, anche questa poco distante – racconta Giovanni Patrucchi – La casa è ancora impregnata di nero e di fumo, e resta inagibile. Dovremo ristrutturarla completamente. È un’opera che non si concluderà prima della primavera. Ora stiamo preparando le carte e gli interventi necessari». Nel cuore di Patrucchi, però, c’è anche Italia Nostra: «Ovviamente l’attività non si è mai fermata, c’è l’architetto Carlo Protti, che può intervenire su ogni questione. Ma un danno c’è sicuramente stato, perchè è bruciato il computer con tutte le mail e l’archivio. Stiamo riattivandolo in questi giorni, ma c’è stato un black out di parecchio tempo. Mi sono anche bruciati tutti i bollini per il rinnovo del tesseramento. Li ho dovuti richiedere nuovamente. Del resto è poco tempo che mi sono ripreso dallo choc di quella notte e ho riordinato le idee. Non è stato facile». Il dramma del fumo e del fuoco è ancora completamente fissato nel suo ricordo e non si cancellerà mai più: «Mi sono svegliato, per fortuna. Probabilmente è stato il fumo acre. Sono sceso e ho visto le fiamme, avevo già difficoltà a respirare per l’aria densa e allora ho aperto la porta del cortile. In quel momento è partita una fiammata che mi ha investito, bruciato i capelli e un orecchio. A quel punto ho cercato di salvare me e mia moglie dalle fiamme». Dopo l’intervento dei vigili del fuoco nel piano terra della casa bruciata non è rimasto più nulla. «Avevo delle suppellettili d’argento, che sono fuse. Ho letto che l’argento cola a 910 gradi. La temperatura era enorme. Si sono salvati solo i piatti all’interno della lavastoviglie, che ha fatto da protezione, ma tutto il resto è bruciato». Difficile da capire come sia partito l’incendio, ma le cause sono state studiate e ipotizzate dai vigili del fuoco. «Io avevo spento tutto, albero di Natale compreso. Probabilmente è stato un cortocircuito originato da una presa multipla, dove erano attaccati due telefonini e un elettrodomestico. È una delle cose che fanno normalmente tutti, in casa. Purtroppo, per qualche motivo sconosciuto, il fuoco si è sprigionato e poi è diventato devastante, incontrollabile». Un danno enorme.

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