L’artista aveva allestito una mostra nel castello della città
piemontese con circa 50 opere. «Non abbiamo mai aperto»
Marco Tulipani e i suoi collaboratori, il 28 febbraio scorso, erano arrivati verso le 8 a Casale Monferrato, dove avrebbero dovuto allestire la mostra-evento “Esistenza cielo” nella Manica lunga del castello. «Abbiamo lavorato fino alle 12.30 – spiega il pittore mortarese – e poi siamo andati in centro per un pranzo veloce: al nostro ritorno, ci hanno avvisato che non si sarebbe tenuta alcuna mostra a causa delle prime restrizioni legate al Covid-19». E da allora la cinquantina di quadri dell’esponente della corrente artistica del Metaformismo, che avrebbero dovuto essere esposti dal 7 al 29 marzo scorsi, è parcheggiata all’interno del castello. «Ho chiamato il Comune di Casale Monferrato – dice ancora l’artista – spiegando che, se almeno alla metà di maggio non potremo allestire la mostra, sarei andato a riprendermi i quadri anche se l’emergenza sanitaria non sarà ancora terminata. Al di là di Casale Monferrato, al momento sto lavorando nel mio studio di Mortara pensando alle nuove mostre, che spero si possano allestire in estate: avevo ricevuto un’offerta da una galleria di Palermo e, a dicembre, avrò la Triennale di Roma. Spero proprio che per quel periodo si torni tutti alla normalità». Tulipani, 73 anni, presenta un lungo curriculum critico-espositivo e una storia artistica di almeno mezzo secolo. Erede di un’antica tradizione pittorica di famiglia, è partito dal figurativo tradizionale, con paesaggi spirati alla Lomellina, e si è poi trasferito per un lungo periodo in Camargue e in Provenza arricchendo il suo bagaglio artistico-culturale. Dalle Avanguardie storiche è passato al “reale” e alla visione naturalistica con opere immediate e sintetiche, libere da ogni condizionamento descrittivo e ornamentale e orientate verso un moderno geometrismo che toglie e purifica, semplifica e schematizza dando libero sfogo all’emozione e al sentimento. Nascono così le campiture cromatiche e le sintesi paesaggistiche: sono vere e proprie visioni interiori eseguite in scioltezza e libertà seguendo il proprio istinto e l’emozione del momento creativo. All’inizio del Duemila ha fondato il movimento artistico “Esistenza cielo” con la mortarese Paola Amedea Savini e Remo e Marco Faggi. «Non si tratta – spiega – di un ritorno all’antico, quanto di una revisione o re-interpretazione in chiave moderna e attuale dei concetti basilari che stanno alla base della storia dell’arte. Nel complesso un’arte capace di guardare in alto, verso il cielo, alla ricerca di spazi infiniti e sconfinati orizzonti».