MORTARA – A più di un mese dall’aggressione, lo stalker è tornato. Stesso copione: un fiore lasciato davanti alla porta, un telefono puntato sulla casa della vittima, una presenza che trasforma ogni giorno in paura. Una 56enne che ha denunciato, ma che continua a vivere da prigioniera, mentre chi la perseguita è ancora libero. «È come se fosse lei agli arresti domiciliari, non lui» racconta Andrea Olivelli, ex assessore ai Lavori Pubblici e amico della donna, che oggi parla anche per lei, prestando voce a chi non ha più la forza di farlo. Non è solo una storia di stalking. È una questione di giustizia, sicurezza e dignità. Serve un intervento immediato, perché la paura non può diventare una condanna. Perché nessuna donna dovrebbe sentirsi sola. Perché chi perseguita deve essere fermato. Adesso.





