Tra chi ha più richieste, a seguito dell’emergenza Covid-19, sono le aziende specializzate nello sviluppo e progettazione di sistemi informatici. Questo perché, dopo le restrizioni alla mobilità decise dagli ultimi provvedimenti decisi dal governo presieduto da Giuseppe Conte, sono state tante le imprese che hanno scelto di far lavorare a casa i propri dipendenti. E ad abbracciare la metodologia conosciuta in gergo come “smart working” (“lavoro intelligente”). Abbiamo sentito alcuni mortaresi addetti del settore. «Negli ultimi giorni abbiamo configurato almeno 30 nuovi “smart worker” – commenta Alberto Paglino, dello “Studio Alfasoft” in corso Piave – sia liberi professionisti che normalmente lavorano da casa, sia dipendenti delle aziende incaricati a sbrigare le proprie mansioni da remoto. Devo dire che questa tecnologia di lavoro sta registrando sempre più ampi consensi anche in campo scolastico, vista la chiusura forzata degli istituti. Per fare un esempio, un consiglio di classe si è svolto in modalità Skype ma abbiamo avuto modo di configurare i sistemi operativi anche per videoconferenze. Ormai è una metodologia che viene impiegata a tempo pieno». Non dissimile il punto di vista di Francesco Boffino, titolare di “Pc Perfect” in via XX Settembre: «In cinque giorni, a seguito dei provvedimenti restrittivi contenuti nel Dpcm – spiega – abbiamo registrato almeno 20 richieste, che siamo riusciti più o meno ad esaudire. Il problema è che non eravamo pronti a questa evenienza, quindi ci vorrà del tempo per abituarci. Soltanto le multinazionali adottano già lo “smart working” mentre le piccole aziende, ma anche la pubblica amministrazione, non hanno ancora avuto a che fare con questa metodologia di lavoro che reputo ormai inevitabile». Ma quali sono i problemi? «Intanto non dobbiamo confonderlo con il telelavoro – va avanti ancora Boffino – in quest’ultimo caso il lavoratore ha una postazione fissa, da casa come se fosse in ufficio, mentre alla base dello “smart working” c’è la flessibilità del proprio luogo di lavoro, la possibilità di svolgere i propri compiti in qualsiasi luogo, essendo vincolati soltanto al raggiungimento dei risultati posti dall’azienda. Ovviamente ci devono essere le strutture che permettono di farlo. In alcuni casi ci sono stati problemi di connessione che non ci hanno consentito di completare la configurazione, in altri mancavano gli strumenti hardware appositi. Impareremo comunque a fare i conti con queste situazioni», conclude Boffino.